It's Britney, bitch!
Nel libro “The woman in me” di Britney Spears ad un certo punto si legge:
“Dopo qualche settimana di degenza, mentre cercavo di non perdere la speranza, una delle infermiere, l’unica che mi trattava bene, mi chiamò alla sua scrivania. ‘Guarda un po’ qui’, mi disse. Diedi un’occhiata al suo computer, curiosa. Alcune ospiti di un talk show parlavano di me e della conservatorship. Una indossava una maglietta con la scritta #FreeBritney. L’infermiera mi mostrò anche altri video : fan che cercavano di capire se fossi tenuta da qualche parte contro la mia volontà, che parlavano di quanto la mia musica fosse importante per loro e come trovassero insopportabile l’idea che in quel momento io fossi in difficoltà. Volevano aiutarmi. […] Vederli scendere in strada gridando ‘Free Britney’ era la cosa più incredibile che mi fosse successa in vita mia. So che alcuni lo trovavano ridicolo.”
Quello che alcuni trovavano ridicolo, era il movimento #FreeBritney, nato dalla fanbase di Britney Spears per fare luce sulla conservatorship che ha permesso al padre di Britney Spears, Jamie, di controllare la vita della figlia dal 2008 al 2021.
Allarmat* per la sua condizione, i/le fan di Britney Spears, lanciano sui social l’hashtag, petizioni online, scendono in strada per chiedere la sua liberazione dal controllo da parte del padre che ha investito praticamente ogni aspetto: economico, fisico, psicologico.
Qui alcuni articoli interessanti che raccontano e analizzano la vicenda:
Quando ho deciso di leggere “The woman in me” di Britney Spears, l’ho fatto perché ero curiosa di capire quale fosse il contesto in cui è nato il movimento. Della vicenda legale di Britney Spears conoscevo poco, tranne qualcosa di vago letto online.
Lo scenario che si è aperto leggendo il libro e approfondendo online mi ha fatto pensare a diverse cose che proverò a mettere in ordine, non di importanza, ma in ordine.
Il movimento #freebritney, da molti (non a caso scrivo al maschile) declassato a buffonata, è stato in realtà un movimento politico a tutti gli effetti. Rivendicavano la fine del controllo sul corpo, sulle finanze, sulla psiche di Britney Spears. Che è un po’ , tra le altre cose, quello che il movimento femminista rivendica per le donne e per le soggettività non maschio etero cis.
Nel libro è raccontata molto bene la sofferenza di Britney per la pressione subita dai paparazzi pronti a fotografare ogni suo momento di crollo in pubblico. L’ossessione nei confronti dei “fallimenti” e delle fragilità delle donne da parte della società patriarcale è funzionale al controllo sulle loro vite: una donna in difficoltà è una donna che puoi controllare più facilmente, una donna su cui puoi esercitare potere, una donna che, secondo la cultura misogina in cui siamo cresciut*, torna alla sua posizione di subalterna.
Cercando online le immagini delle manifestazioni, un elemento mi ha colpita molto: il rosa. Che assurdità, direte voi, eh? Ti sorprende il rosa ad una manifestazione che ha a che fare con Britney Spears? No, questo me lo aspettavo.
Mi sono però fatta un ragionamento che avevo provato a razionalizzare anche quando, anni fa, vidi i colori di Non Una Di Meno. Il rosa, considerato il colore femminile per eccellenza da un certo punto della storia in poi, viene sempre collegato a cose futili, delicate, banali. A quelle cose, come si dice, da donne e, per questo motivo, vista la cultura patriarcale che ci ammazza la salute, considerate senza valore.
Sia nel caso di Non Una Di Meno sia nel caso del movimento Free Britney ho pensato alla carica politica di questa scelta: dare al rosa il significato della pretesa dell’autodeterminazione mi è sembrato, come impatto visivo, uno splendido modo per dire “tra le cose da donna, c’è anche la rabbia”. E la rivendichiamo.
A Novembre del 2021 la conservatorship, anche grazie alle pressioni del movimento, è terminata. Ma, come si legge in “Spezzate” (libro che non ho ancora ultimato ma è giunto il momento), “se si vuole lasciare Britney in pace, non si può semplicemente lasciare in pace Britney. Tutte le donne devono essere al sicuro, o chiunque potrebbe essere la prossima”.